La vita notturna e' nata nel XVIII secolo, con Restif de La Bretonne e Sebastien Mercier che amano "passeggiare per le strade non illuminate della capitale in cerca di una sensazione forte", e i romantici che "si esiliano facilmente nella notte, questo territorio poco esplorato, tormentato, lunare" che si addice ai loro interni turbamenti. Ci saranno poi gli artisti, che "non esitano a ripensare l'arte a grandi passi", e un secolo dopo i loro cugini bastardi, i surrealisti, che "trasformano la notte nera in un terreno di sperimentazione" dove "i loro sogni si uniscono ai loro desideri più folli ed erotizzano i loro destini", fino al punto che "e' la città in persona che vibra delle sue mille e una sensibilità elettrica". E' la città che si fa oggetto di desiderio stesso, meta da esplorare, penetrare e possedere -come corpo di donna.
La struttura labirintica della Parigi del XIX secolo, quella attraversata dal Flaneur, porta a una destinazione certa: la conquista del centro e la notte spesa con una prostituta.
In Soupault's "Last nights of Paris" la protagonista Georgette viene (in)seguita nel suo vagare notturno, dove notte per lei e' lavoro. Dice il narratore "That night, as we were pursuing, or more exactly, tracking Georgette, I saw Paris for the first time. It was not the same city, it was more feminine than usual. And Georgette herself became a city." La città si fa corpo di donna, eppure non ne contempla la presenza. Anzi.
La citta' del Flaneur, attraversata con uno stato d'animo sognante e una mente guidata dal caso, luogo di incontri misteriosi che si traducono a volte in inseguimenti tra le vie labirintiche della Parigi del XIX e XX secolo, e' una citta' per uomini. Le donne, quelle che non hanno ragioni per essere fuori alla sera, sono al chiuso, protette da famiglie e pareti. Possono solo sognare di esplorare le strade e "mingle with road crews, sailors and soldiers, barroom regulars –to be part of a scene, anonymous, listening, recording". Ma tutto questo e' impossibilitato dal fatto di essere una ragazza, "always in danger of assault and battery", per dirla con Sylvia Plath.
Nella città del passato la donna, privata della dimensione attiva del vedere, ne diventa oggetto, e la sua presenza e' scambiata per disponibilità.
E nella città di oggi?