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Il primo giorno, la paura sono io.
Cammino nel futuro di quell’unico bar chiuso, la serranda abbassata sul riquadro luminoso della porta, da cui filtra uno scampolo di vita in procinto di assopirsi. Quando anche il padrone andrà via, qui non resterà nessuno.
Proietto la città in una stagione successiva: se le finestre fossero chiuse e il suono della TV non bagnasse la strada, sarei qui?
Temo per il mio corpo, annuso il pericolo come un animale, sono oggetto fragile che potrebbe rompersi con un niente, una goccia d’acqua che cade da un balcone, una parola di troppo, la brezza estiva.
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The first day, I am the fear.
I walk as in the future –when that one bar is already closed, the shutter down on the bright square of the door, from which it filters a lump of life about to die. When the owner goes away, there will be no one here.
I imagine the city in a following season: if the windows were closed and the sound of the TV wasn't invading the road, would I be here?
I fear for my body, I smell the danger as an animal, I'm a fragile object that could be broken down with nothing, a drop of water falling from a balcony, an unnecessary word, the summer breeze.
Il secondo giorno, quasi a compensare la mancanza di coraggio della sera prima, vado a ricercarla questa paura: vicoli bui e strade deserte, portoni e portici, ombre, silenzi. Mi spingo dappertutto.
Dai pericolo, dove sei? Vienimi incontro, altera il mio respiro, fai aumentare i battiti del mio cuore.
Vago incosciente per ore, assaporando la mia solitudine, l’azzardo degli incontri, il riflesso della luna, la calma della notte.
Protetta dalla mia arroganza di vita, penso che niente mi può scalfire.
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On the second day, almost to compensate for the lack of courage of the night before, I go looking for this fear: dark alleys and deserted streets, gates and porches, shadows, silences. I go everywhere.
Danger, where are you? Come meet me, alter my breathing, make my heart beat faster.
Strolling unconsciously for hours, I appreciate mysolitude, the randomness of an encounter, the reflection of the moon,
the calm of the night.
Protected by my arrogance for life, I feel
ll terzo giorno scordo ora e luoghi.
Dimentico la mia vulnerabilità e sono solo me: al di la dei generi e della specificità del mio corpo. Non ci sono pericoli e non c’e’ nemico, perché non ci sono confini ne’ distinzioni e ogni cosa e’ parte del medesimo tutto.
Guardo dentro le finestre, e vedo gente che fa cose -cena, sparecchia, si mette il pigiama, si lascia per la notte. Scopro un campo da calcio dietro mura fortificate, m'incanto davanti all’ennesima madonna in bassorilievo su un balcone del 200, mi infilo non invitata dentro una corte privata.
Sono una bimba il giorno di natale, e scarto con occhi lucidi il dono della libertà.
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The third day, I forget about time and places.
I lose my vulnerability and I'm just me: beside any gender and my body’s specificity. There are no dangers, no enemy, because there are no boundaries or differences and every thing is part of a whole.
I look inside the windows, and I see people doing stuff –they eat, clean the table, put on the pajamas, they leave for the night. I find a soccer field behind fortified walls, I let myself be charmed by the umpteenth bas-relief madonna on a XIII century’s balcony, I sneaked into a private courtyard –uninvited.
I’m child on Christmas Day, unwrapping with sparkling eyes the gift of freedom.
Il quarto giorno il quotidiano prende il sopravvento: cose banali assumono forme bizzarre, e io non sono più importante. C'e' solo il resto, che Io sono qui per raccontare. La questione non è più se io ho paura o meno ma se quel posto e' paura. O meglio: se ha paura, esso stesso. Se ha vita, se sente, e cosa e come.
Le ombre rimbalzano sui muri chiacchierando con la carta portate dal vento. Sulla parete giu’ in fondo, quel verde che sembra muschio si rivela, a un vicino esame, pittura. E io mi rendo conto che, tutto intorno a me, si parla un linguaggio che non conosco.
Io diventa oggetto, mentre il luogo si anima.
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On the fourth day the daily life takes over: trivial things take on bizarre shapes, and it’s no longer about me. There is only the rest, that I am here to tell. The question is no longer whether I'm afraid or not but if the place is scary. Or rather: if the place is scared. If it’s alive, if it feels, and what and how.
Shadows bounce on the walls chatting with the paper carried by the wind. At the far end of a wall, the green nuance that looks like moss, proves to be, after a closer examination, painting. And I realize that, all around me, an unknown language is spoken.
I become the object while the place comes to life.
Il quinto giorno, tutto trova infine un proprio posto
Il mio corpo, la mia incoscienza e la mia rabbia, la memoria dei luoghi e l’anima delle architetture.
Prendo il controllo, cerco il vantaggio, invento stratagemmi: cammino fuori dai portici, mi faccio compagnia con le macchine, di una strada che curva a gomito prendo il lato esterno -quello che mi offre maggiore visibilità.
Imparo i tempi e i modi: quando voltarmi senza tradire le mie emozioni, come camminare senza destare attenzione.
Creo scale di valore: la scelta delle strade una questione di minore paura o maggiore agio. La differenza, all’apparenza sottile, segna il criterio con cui tracciare confini, stabilire il bene e il male, la salvezzao la condanna.
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On the fifth day, everything finally finds its place
My body, my unconsciousness and anger, the memory of each place and the soul of the architecture.
I take control, look for the advantage, create strategies: I walk out of the porches, I search the company of the cars, of a street that bends drastically, I take the external side - the one that gives me more visibility.
I learn the right timing and the right way: when to turn away without betraying my emotions, how to walk without worrying.
I create my scale of value: the choice of the street a matter of more comfort rather than less fear. The difference –only apparentlysubtle– mark my decision on how to draw boundaries, establishing good and evil, salvation or condemnation.
Il sesto giorno guardo la mappa che ho creato e non la riconosco.
Mi chiedo perché ho cancellato quella strada, sbarrato quella piazza, tracciato quel confine, lasciata bianca quella zona.
Faccio fatica a capirla questa città che le mie mani hanno ridisegnato, il mio corpo ha ridefinito. Derido le mie debolezze come fossero leggerezze di un momento, catalogo la fiducia come spavalderia. Fermo l’impulso di strappare la carta e tracciarne una nuova sulla base della persona che sono oggi, e la guardo invece per quel che e’: un’esperienza incarnata in un attimo chenon e’ già più vero, perché io sono già diversa.
Non necessariamente più forte, ma diversa.
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The sixth day I look at the map I created and I do not recognize it.
I wonder why I canceled that road, blocked that square, traced that border, left that area clear.
I find it difficult to understand this city that my hands redesigned, my body redefined. I ridicule vulnerability as the weakness of a moment, dismiss confidence as cockiness. I stop the impulse to tear the map and trace a new one on the basis of the person I am today, and I look at it for what it is: the embodied experience of a moment that is no longer true, because I'm already different.
Not necessarily stronger, but different.